A ritroso

Cent'anni indietro, qualcheduno in avanti

Genius

Genius Bar
Apple store
Non-luogo rassicurante
di stampo aeroportuale.
Me ne sto su un trespolo
aspettando che chiamino il mio nome

– Leonardo?
Annuisco.
Me ne sto sul mio trespolo mentre
un non-più-molto giovane Genius
spagnotta il computer.
Mi guardo intorno e noto il tizio accanto a me
Lui mi squadra.
Lo squadro.
Vorrei buttare un cazzguardi e innescare una rissa
in questo heaven digitale.
Gli leggo negli occhi qualcosa di familiare però.
Guardo in basso, vicino al suo trespolo.
Una Brompton e uno zaino nero della Northface.
Gli guardo la polo, lui guarda la mia polo e la mia Brompton e il mio zaino nero della Northface.
Istintivamente inarco le sopracciglia e gli faccio il segno internazionale del “eh.. oh.. sta settimana va così”. Lui sorride.
Accanto a me c’è CioccoPaolo che mi fa notare che nel mio libro non ho accolto una sua modifica e mi maledico perchè era effettivamente un’ottima modifica. Mi indica il paragrafo sulla copia che gli ho appena cerimoniosamente consegnato.
Qualche giorno fa tornavo da un giretto con la bici da viaggio ed una singola sacca gialla Ortleb sul portapacchi. Dall’altra parte della strada incrocio un ragazzo sulla trentina con una bici da viaggio blu, come la mia, ed una singola sacca gialla Ortleb sul portapacchi. Ci incrociamo uno sguardo bizzarro come di amici che si ritrovano dopo tempo. Stacca le mani dal manubrio e mettendosi dritto mi fa un gesto di saluto. Saluto di rimando con una sensazione di surrealtà compiuta.
La sera ho scritto parole di poesia, come non capitava da tre anni però me le sono tenute per me, come non era mai capitato.